Tuesday 7 August 2012

Patricia Highsmith - Il talento di Mr. Ripley

Ero stato incuriosito dalla pubblicità radiofonica dei romanzi di Patricia Highsmith in allegato al Corriere della Sera, con la prima uscita al classico prezzo lancio di un euro. Se non avessi avuto familiarità con il titolo probabilmente non avrei fatto la fatica di andarlo ad acquistare, ma un po' la consapevolezza dell'esistenza dei due film (Anthony Minghella e Liliana Cavani) e un po' la voce roca dell'annunciatrice che definiva la Highsmith come la 'vera erede di Agatha Christie' mi hanno convinto.

Non è il classico giallo alla Christie: è piuttosto un noir psicologico, che ha per protagonista il personaggio negativo. E come non identificarsi in Tom Ripley, venticinquenne di belle speranze, amante dello stile, dell'Italia e di quanto il Mediterraneo degli anni Cinquanta può offrire a un americano mediamente facoltoso, che dopo aver fatto diventare tragica realtà una delle sue potenti fantasie mette in piedi un castello di bugie, pur di non distruggere la propria immagine agli occhi del mondo, e di guadagnarne una nuova, se possibile migliore? E tutto ciò messo in atto con un'ansia somatizzata, con la nausea che sale alla bocca dello stomaco, con le periodiche maree della paura di essere stato finalmente scoperto; e tutto ciò con la pretesa egoistica e narcisista di bastare a se stesso, e l'illusione di poter nascondere a sé per primo lo strenuo bisogno di apprezzamento e di affetto, e l'inquieta identità affettiva.

Letto d'un fiato - e con la voglia di incontrare Tom Ripley di nuovo, negli altri romanzi.

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